La mano reumatoide

Dott. A. Megaro, Specialista in Ortopedia e Traumatologia

La mano ed il polso rappresentano le sedi articolari più colpite dalle artriti automimmunitarie ( nell’80-90% dei casi).

Le conseguenze funzionali della patologia di queste “piccole” articolazioni sono tutt’altro che da considerarsi minori. La perdita di movimento e di forza delle mani limita gran parte delle attività personali e di relazione della persona.

Per fortuna spesso, anche in presenza di quadri clinici evoluti della malattia, esistono meccanismi compensatori dell’ utilizzo delle mani, grazie ai quali le funzioni quotidiane essenziali possono essere svolte. Il trattamento immunologico e riabilitativo permette nella maggior parte dei casi il controllo del dolore e la conservazione di un movimento articolare utile.

Le moderne tecniche ortopediche e anestesiologiche dedicate al paziente artritico permettono però al giorno d’oggi soluzioni chirurgiche in grado di migliorare sempre più la sintomatologia dolorosa e la possibilità di utilizzo della mano con buon margine di sicurezza per il paziente stesso. La chirurgia della mano reumatoide ha come primo obbiettivo il miglioramento del dolore, al fine anche di permettere un adeguamento della terapia farmacologica generale da parte dell’immunologo. Gli altri obbiettivi sono quelli di migliorare la funzionalità delle mani (in termini soprattutto di forza e di stabilità) e di fermare o, per lo meno, rallentare la evoluzione di alcuni processi patologici articolari ( come la rottura dei tendini).

Tale chirurgia deve essere “economica”, nel senso che non può pretendere di risolvere sempre ed in una sola volta i problemi di tutte le numerose articolazioni presenti nella mano. Inoltre sia il medico che il paziente devono tenere presente il carattere evolutivo di queste malattie, riconoscendo di volta in volta le potenzialità ma anche i limiti delle possibilità chirurgiche a nostra disposizione.

Mano reumatoide con deformità a “colpo di vento”

Dal punto di vista chirurgico le lesioni osteoarticolari della artrite vengono classificate empiricamente in 3 stadi:

Stadio 1: della sinovite

E’ rappresentato dalla “sinovite”, un processo infiammatorio della membrana sinoviale che avvolge le articolazioni (artrosinovite) e delle guaine che avvolgono i tendini (tenosinovite).

Tale processo determina un aumento del liquido sinoviale e un ispessimento della mambrana sinoviale, con la formazione di un “panno ” sinoviale.

Dal punto di vista clinico questi processi infiammatori determinano la tumefazione delle articolazioni del polso e delle dita della mano, un aumento di volume dei tendini, con dolore e rigidità progressiva.

Nelle fasi iniziali della sinovite può essere attuato un trattamento fisioterapico, le articolazioni interessate devono essere messe a riposo. In caso di importante aumento di liquido sinoviale può essere eseguita la aspirazione con ago del liquido (artrocentesi) ed iniettato cortisone nella articolazione (infiltrazione). In caso di persistenza della sinovite per più di 6 mesi, nonostante una adeguata terapia farmacologica e nonostante il trattamento conservativo, può essere posta la indicazione chirurgica di sinoviectomia.

La sinoviectomia chirurgica consiste nella rimozione meccanica del panno sinoviale all’interno delle articolazioni e a livello dei tendini della mano e del polso. Tale intervento in genere non richiede immobilizzazione rigida post-operatoria e determina un miglioramento del movimento articolare e dello scorrimento dei tendini e una significativa diminuzione del dolore.

Panno sinoviale che avvolge
tendine estensore
Tendine libero dopo
sinoviectomia chirurgica

Stadio 2: della instabilità articolare e tendinea

La sinovite persistente non trattata determina, a livello articolare, una progressiva lesione delle strutture capsulari e legamentose, con progressiva instabilità della articolazioni. Si possono così instaurare le deformità tipiche delle dita e del polso.

Anche l’interessamento tendineo determina la instabilità dei tendini stessi che possono lussarsi dalla loro sede anatomica e contribuire alla deformità.

Nelle fasi iniziali tali deformità possono essere rallentate e parzialmente corrette con l’utilizzo di tutori ortopedici e con il riposo. Nella maggior parte dei casi tali deformità vanno corrette chirurgicamente con interventi chirurgici specifici sulle parti molli ( tendini, retinacoli tendinei, caspula articolare).

Nel post-operatorio è in genere necessaria una immobilizzazione con tutori per circa 2 mesi, per proteggere la correzione della deformità ottenuta chirurgicamente.

Iniziale deformità a colpo di vento

Correzione della deviazione
dopo riallinemento dei tendini estensori


Stadio 3: della distruzione articolare e delle rotture tendinee

Nelle fasi più avanzate di interessamento articolare e tendineo da parte della artrite, si verifica una erosione della cartilagine articolare e una infiltrazione con degenerazione dei tendini (fino alla possibilità di rottura sottocutanea dei tendini stessi).

In questo caso le deformità cliniche risultano fisse, ossia non correggibili neanche con l’aiuto dell’altra mano.

In questi casi il trattamento chirurgico consite nella fusione della articolazione artritica con una artrodesi o il posizionamento di una protesi articolare. L’intervento di artrodesi è un intervento che toglie il movimento della articolazione (già compromesso dalla patologia) ma restituisce forza in assenza di dolore all’utilizzo della mano; è indicato nella artite evoluta del polso, delle articolazione trapezio-metacarpale alla base del police, delle articolazioni interfalangee distali delle dita lunghe.

La sostituzione protesica viene eseguita soprattutto a livello delle articolazioni metacarpo-falangee delle dita lunghe.

In caso di lesione tendinea compare la impossibilità di flettere o estendere attivamente le dita della mano.

I tendini lesionati per degenerazione nelle malattie artritiche, non sono riparabili per sutura diretta come avviene per le lesioni tendinee da ferita da taglio.

Vengono quindi utilizzate tecniche chirurgiche particolari di trasferimenti tendinei, per recuperare il movimento perso delle dita.

Grave deformità a colpo di vento
Radiografia dopo posizionamento di artroprotesi
in silicone delle articolazioni Metacarpo-falangeeo
Risultato clinico a distanza